Esquilino

La Porta Esquilina

La costruzione della Porta Esquilina risale al VI secolo a.C., durante il regno di Servio Tullio, quando il colle Esquilino fu incluso nell'abitato cingendolo con una poderosa cinta muraria rafforzata da un terrapieno, l'agger. Posta sulla sommità pianeggiuante del colle, la porta costituiva l'ingresso alla città da Est, attraverso le vie Labicana-Prenestina e Tiburtina; da qui si dipartivano il clivus suburanus (attuale via di S. Lucia in Selci) e il vicus Sabuci (via di san Pietro in Vincoli-Via delle sette Sale), che scendevano verso il popoloso quartiere della Subura e le domus che occupavano il pendio verso la valle del Colosseo.

Nell'antichità il passaggio fra interno ed esterno della città, segnato dalle porte, tracciava un confine netto fra il mondo dei vivi, compreso all'interno delle mura, e il mondo dei morti, sempre seppelliti al loro esterno. Successivamente alla costruzione delle mura, infatti, l'area occupata dall'antichissima necropoli Esquilina si contrasse allo spazio esterno alle mura, mentre al loro interno proseguì l'espansione della città: una delle prime grandi aree pubbliche sorte all'interno delle mura fu il Forum Esquilinum, un vasto mercato scoperto.

In età augustea, al volgere del I sec. a.C., l'espansione della città portò alla pressochè completa distruzione delle mura, ma la Porta Esquilina fu interamente ricostruita in travertino, diventando un monumentale arco a tre fornici che segnava il passaggio fra la zona bassa, più densamente abitata, e le ricche dimore aristocratiche intervallate da ampi giardini che sorgevano sulla parte alta del colle. La porta costruita da Augusto fu utilizzata fino alla tarda antichità, accompagnando le trasformazioni di questo settore della città: l'iscrizione che possiamo leggere ancora oggi, fatta incidere nel 262 d.C. dal prefetto Elio Vittore, celebra l'imperatore Gallieno, che regnò dal 253 al 268 d.C., e sua moglie Salonina, che molto probabilmente si trovavano ad attraversare questa porta ogni volta che dal centro della città dovevano raggiungere la loro sfarzosa villa suburbana che sorgeva poco più ad Est, nell'area occupata oggi dalla Stazione Termini:

"GALLIENO CLEMENTISSIMO PRINCIPI CVIVS INVICTA VIRTUS SOLA PIETATE SUPERATA EST ET SALONINAE SANCTISSIMAE AUG. M. AVRELIUS VICTOR DEDICATISSIMVS NVMINI MAIETSTAIQUE EORVM"

"A Gallieno, clementissimo principe, il valore invitto del quale è superato solo dalla sua religiosità, e a Salonina, virtuosissima Augusta Aurelio Vittore, uomo egregio, devotissimo agli dei e alle loro maestà"

I due fornici laterali della porta furono demoliti nel 1447, al momento della costruzione della chiesa dei Santi Vito e Modesto: e così la Porta Esquilina, già diventata arcus Gallieni, arco di Gallieno, assunse il nome attuale di arco di San Vito.