Esquilino

Il Tempio di Libitina

La figura di Libitina, fra le più antiche divinità attestate sull'Esquilino, è connessa in maniera strettissima con la presenza della vasta necropoli che si sviluppava sul Colle; il racconto delle fonti letterarie ci permette di riportare il suo culto ad un'epoca antichissima, legandolo addirittura alla figura di Numa Pompilio, il leggendario secondo re di Roma, successore di Romolo (Plut. Num., 12,1-2) oppure, secondo il racconto dello storico Dionigi di Alicarnasso, al re Servio Tullio (Dion. Hal., IV, 15, 5).

Le fonti raccontano che inizialmente Libitina veniva venerata in un lucus, un bosco sacro, che i dati archeologici ci permettono di collocare nella zona compresa fra la Porta Esquilina e l'attuale Piazza Vittorio, all'esterno delle mura, come prescritto dall'antichissima legge delle XII Tavole, che relegava all'esterno della città tutto ciò che era connesso con la sfera della morte: in questa zona, gli scavi della fine dell'Ottocento hanno riportato alla luce una grande quantità di spille in bronzo, spilloni per capelli in osso, figurine umane in bronzo e piccoli vasi in ceramica, probabilmente parte di un deposito votivo, una fossa contenente le offerte fatte alla dea da parte dei fedeli. Molto probabilmente verso il VI secolo a.C. iniziarono le prime forme di “monumentalizzazione” del culto, anche grazie ai contatti di Roma con il mondo greco, mediati dai re Etruschi. Roma, infatti, che stava diventando una vera e propria città, si ispirerà al modello greco per alcuni apstti culturali e religiosi: a questa tradizione appartiene sicuramente la magnifica statua in terracotta dipinta a colori vivaci oggi esposta ai Musei Capitolini, che rappresenta un guerriero o un'amazzone ferita e doveva far parte della decorazione di un edificio di culto o di un donario dedicati a Libitina.