Esquilino

Il compitum di Via di S. Martino ai Monti

Lungo il tracciato di via di S. Martino ai Monti, che ripercorre l'antico clivus suburanus nell'ultimo tratto del pendio che risale verso la Porta Esquilina, nel 1888 i lavori all'interno della cantina di una palazzina hanno riportato alla luce un altare in marmo posto su un alto podio e preceduto da una piattaforma in blocchi di tufo munita di due scalette laterali. L'ara marmorea, che probabilmente costituiva la base per una statua oggi perduta, era stata dedicata a Mercurio, divinità protettrice dei commerci, ed eretta per volontà dello stesso imperatore Augusto: così recita l'iscrizione incisa sulla base:

"IMP CAES DIVI F AUGUST PONTIF MAXIMUS COS XI TRIBVNICIA POTEST XIIII E STIPE QUAM POPULUS ROMANUS K IANUARIIS APSENTI EI CONTULIT IULLO ANTONIO AFRICANO FABIO COS MERCUSRIO SACRUM"

"L'imperatore Cesare Augusto, figlio del divo Giulio, Pontefice Massimo, Console per l'undicesima volta, investito del potere tribunizio per la quattordicesima volta dedicò questo monumento con il denaro che il popolo romano donò il primo gennaio, mentre lui era assente, durante il consolato di Iullo Antonio e Fabio Africano. Consacrato a Mercurio".

Le cariche pubbliche assunte dall'imperatore Augusto ci permettono di datare la dedica dell'ara al 10 a.C., nel diciasettesimo anno del suo impero.
La presenza dell'altare indica che in questo punto si trovava un punto importante della viabilità dell'Esquilino, in cui più strade si incontravano. La dedica dell'altare nei primi giorni di gennaio, infatti, è legata ai compitalia, antichissima festività tradizionale romana ripristinata da Augusto: i compita (al singolare, compitum) erano i crocicchi, gli incroci stradali, luoghi in cui fin dai primi secoli della vita di Roma venivano consacrati spesso degli altari dedicati ai lares compitales, protettori di chi percorreva le strade. Edicole e altari, che nelle strade rurali segnalavano e proteggevano i confini fra i campi, all'interno della città segnavano a volte il confine fra i diversi quartieri, ed erano il fulcro di cerimonie officiate dai magistri vici, magistrati preposti al decoro ed al controllo urbano.