Esquilino

La domus del Calendario

Al disotto della Basilica di S. Maria Maggiore, durante gli scavi condotti tra il 1965 e il 1971, vennero scoperti i resti di alcune strutture antiche e le loro preziose decorazioni, che raccontano la storia di questa zona prima della nascita della basilica. Il dislivello che si nota ancora oggi fra Piazza di Santa Maria Maggiore, antistante alla basilica, e Piazza dell'Esquilino, che si estende alle spalle dell'abside, era anticamente ancora più accentuato, ed era sottolineato da un imponente muro di terrazzamento realizzato all'inizio dell'età imperiale. Non lontano da qui, secondo le fonti, sorgeva all'epoca il Macellum Liviae, grande mercato scoperto. I primi studi dedicati alle strutture sotto S. Maria Maggiore hanno pensato di invididuarvi proprio il Macellum, ma di recente si è fatta strada l'interpretazione che vede in esse i resti di una grande domus aristocratica, il cui primo impianto risale al I secolo d.C., forse durante il principato di Nerone. Nel secondo secolo d.C. la casa subì un profondo restauro, fra i quali la realizzazione di un grande peristilio, un cortile porticato che rappresentava il fulcro delle abitazioni dell'epoca, spesso abbellito con piante rampicanti, fontane, statue, pregevoli pitture e mosaici, intorno al quale si sviluppavano gli altri ambienti della casa.

Proprio la decorazione del peristilio rappresenta oggi l'elemento più affascinante di queste strutture: nell'ultimo venticinquennio del II secolo, infatti, una intera parete fu decorata con una serie di grandi pannelli decorati ad affresco al disopra di una alta zoccolatura in lastre di marmo. Le scene dipinte rappresentano, su fasce sovrapposte, immaginarie città, delle quali si riconoscono chiaramente alcuni degli edifici pubblici più importanti: un tempio, un portico, forse un teatro; scene di vita agricola e lavori nei campi; infine nel registro più alto, conservato solo in pochi casi, segni zodiacali o astronomici. Accanto ad ogni pannello dipinto compare una fascia verticale in cui, a caratteri bianchi su fondo rosso, sono riportati, mese per mese, giorni e relative festività: siamo di fronte ad un calendario, un motivo decorativo citato anche dallo scrittore Petronio, attivo nel I secolo d.C. (Satyricon, 30, 3), ben attestato in varie residenze private di un certo livello (sull'Esquilino, conosciamo quello della domus di via Graziosa). Le pitture, quindi, erano strettamente legate ai vari mesi dell'anno: le scene di vita cittadina rappresentavano forse le festività ufficiali, quelle agresti i lavori stagionali, quelle astronomiche, infine, potevano raffigurare le fasi lunari e il corso delle stelle nei vari momenti dell'anno.

Questa decorazione restò visibile per un periodo non molto lungo, e probabilmente già entro i primi anni del III secolo fu ricoperta da affreschi che rappresentavano false architetture, con spazi scanditi da colonne e soffitti a cassettoni, in un momento in cui anche le strutture vengono modificate con la realizzazione di nuovi ambienti. Le tracce di un ultimo rifacimento della decorazione di queste sale, che ne testimonia l'interesse da parte dei proprietari, risale ai primi anni del IV secolo, dopo di che sembra iniziare un periodo di impoverimento e poi di graduale abbandono almeno di alcune parti dell'edificio, che proseguirà fino a che l'intera area non fu acquisita da Papa Sisto III per iniziare la costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore, che sarebbe stata consacrata nel 434 d.C.