Esquilino

I "Trofei di Mario"

Le imponenti strutture in laterizio visibili nell'angolo settentrionale di Piazza Vittorio Emanuele, note fin dal Medioevo con il nome di "Trofei di Mario", appartengono in realtà ad una fontana monumentale fatta costruire dall'imperatore Severo Alessandro. Il monumento era collocato poche decine di metri all'esterno della Porta Esquilina, nel punto in cui la strada si biforcava per proseguire a sinistra verso Tibur (Tivoli), a destra con la via Labicana, verso Labicum (Montecompatri). La fontana, la cui pianta trapezoidale si inseriva perfettamente alla confluenza dei due assi viari, non rappresentava però soltanto una magnifica quinta scenica per chi percorreva le due strade, ma, grazie alla sua posizione in una delle zone più elevate del colle Esquilino, ricopriva anche una funzione utilitaria, legata all'approvigionamento idrico dei quartieri posti più in basso, sulle pendici del Cispio. Le cisterne e le canalizzazioni costruite al disotto della fontana svolgevano infatti la funzione di castello di distribuzione dell'acqua per uno dei tanti acquedotti dell'Esquilino.

Una moneta aurea coniata nel 226 d.C., che rappresenta sul rovescio la fontana, dimostra che essa fu inaugurata probabilmente proprio in quest'anno. Quello che compare sulla moneta rappresenta anche un fedele ritratto di questa struttura monumentale, articolata su tre livelli e fronteggiata da un'ampia vasca semicircolare: dai due livelli inferiori cascatelle d'acqua confluivano nella vasca, creando giochi d'acqua di grande effetto, mentre le nicchie che si aprivano sul terzo livello dell'edificio ospitavano numerose statue marmoree tra cui qualle dell'imperatore, di sua madre Giulia Mamea e probabilmente di Oceano, il dio delle acque. Infine, come suggerisce la minuta figura rappresentata sulla moneta, la fontana era coronata da un attico ornato da una quadriga centrale, secondo la tradizione propria degli archi trionfali romani. I resti conservati lasciano immaginare solo in minima parte l'originaria magnificienza di questa struttura, interamente ricoperta di lastre di marmo, come mostrano i fori per la posa del rivestimento, ancora visibili sulle pareti: il paragone più efficace è forse quello con le grandi mostre d'acqua rinascimentali, come la Fontana di Trevi o il Fontanone sul Gianicolo, delle quali la nostra fontana sull'Esquilino è la vera progenitrice.

Ma su quali elementi nasce la tradizionale denominazione dei "Trofei di Mario"? Il nome deriva da due statue marmoree che raffiguravano un soldato romano attorniato da prigionieri e dalle armi sottratte ai vinti. Le strutture sono ricordate con questo nome già nei Mirabilia Urbis Romae, una sorta di "guida turistica" composta intorno al 1140 e destinata ai pellegrini che venivano in visita a Roma. La tradizione antiquaria, ignorando la cronologia dei manufatti, ha legato queste statue celebrative, dette appunto trofei, alla vittoriosa battaglia del 101 a.C. che vide trionfare il console Gaio Mario contro le popolazioni germaniche anche se in realtà le statue, di età domizianea, celebravano le vittorie romane contro altre popolazioni orientali.

Rimasti a decorare il monumento fino allo scorcio del XVII secolo, nel 1590 i due trofei furono fatti ricollocare da Papa Sisto V sulla scalinata del Campidoglio, dove sono visibili ancora oggi, e l'epigrafe papale conserva ancora la loro errata attribuzione alle campagne germaniche di Mario.