Esquilino

Il Palazzo del freddo di Giovanni Fassi

Il celebre Palazzo del Freddo di via Principe Eugenio nasce nel 1928 ad opera di Giovanni Fassi, geniale imprenditore della gelateria artigianale che, con una spesa di oltre un milione di lire, un investimento colossale per l'epoca, fonda in questo quartiere emergente della capitale la sede unica della sua azienda, 700 metri quadri di cui 200 destinati alla vendita e al pubblico e 500 a laboratorio per la produzione dei suoi famosissimi gelati artigianali. Il celebre architetto Gustavo Vannini, cui vennero affidati i restauri, scelse per il palazzetto la forte impronta liberty e insieme un tocco umbertino, lo stesso della vicina Piazza Vittorio, rendendo questa gelateria un luogo alla moda, frequentato dallo scrittore Gabriele D'annunzio e dal poeta Trilussa.

Il padre di Giovanni, Giacomo, di origine piemontese, e sua madre Giuseppina, palermitana, avevano fondato nel 1880 una piccola "bottega del ghiaccio", rivendita di birra e sorbetti nel centro di Roma, a due passi da Piazza Barberini. Ma fu Giovanni a scegliere la via della gelateria, con una tappa fondamentale anche alla corte del Re d'Italia, in qualità di "gelatiere sovrano"; l'esperienza a corte finì quando Giovanni rifiutò di tagliare gli amatissimi baffi in seguito all'ordinanza che coinvolgeva tutto il personale di cucina, preferendo dimettersi e scegliere la via dell'imprenditoria.

Dopo una breve tappa a Piazza Navona e poi nel quartiere sallustiano, la gelateria giunse finalmente nella sua attuale sede sull'Esquilino, dando vita ad una carriera costellata di fantasia e successo: è di quegli anni la creazione di prodotti che costituiscono ancora oggi il fiore all'occhiello dell'azienda, e che portano il nome dei fondatori, come la "cassata Giuseppina", "Ninetto", il gelato con lo stecco, antenato del cremino, ma anche le "Caterinette", semifreddi dedicati alle emancipate sartinesi devote a S. Caterina. Un'altra invenzione chiave è il "telegelato Giuseppina", il primo gelato da asporto, protetto da uno strato di ghiaccio secco e palline di sughero all'interno di una confezione di cartone pressato, che garantisce la catena del freddo fino a 48 ore: la sua fama è tale che l'aviatore Italo Balbo, ne ordina grossi quantitativi durante la sua esperienza di governatore della Libia nel 1934. Durante la II Guerra mondiale, il Palazzo del Freddo è costretto prima a limitare la produzione ai soli gelati alla frutta, vista la cronica mancanza di uova e burro, poi addirittura a chiudere l'attività per l'impossibilità di reperire lo zucchero. La gelateria diventa quindi magazzino alimentare per le mense degli sfollati, e viene addirittura preso d'assalto dalla folla il 4 giugno 1944, giorno della liberazione di Roma. Negli anni successivi, viene requisito dalla "American Red Cross", la Croce Rossa americana, per la produzione di gelati destinati alle truppe. Nel 1946, terminata l'occupazione, i macchinari industriali vendutigli da Giovanni Fassi permetteranno all'ingegnere Alfredo Wisner, della Croce Rossa americana, di fondare a Roma quella che diventerà l'Algida, la più famosa azienda italiana per la produzione di gelati industriali: invitato ad associarsi all'impresa, Giovanni rifiuta categoricamente di abbandonare la propria produzione di gelato artigianale. Il Palazzo del Freddo resta ancora oggi la gelateria storica dell'Esquilino, con gli immutati arredi anni Trenta e le specialità che hanno reso il marchio un simbolo per i romani.