Esquilino

Le Mura Aureliane

La costruzione delle Mura Aureliane fu decisa dall'imperatore Aureliano nel 270 d.C., per rispondere alle esigenze di difesa dettate dalla minaccia di invasioni da parte di popolazioni di origine germanica, quelle che saranno ricordate come invasioni barbariche. L'impero romano attraversava in quel momento un periodo di forte crisi, che complicava le possibilità di controllo delle popolazioni che premevano soprattutto ai confini dell'impero: a partire dai decenni centrali del III secolo, i Goti iniziarono a spostarsi verso Sud dalla loro terra d'origine, la Scandinavia, espandendosi in tutta l'Europa centro-meridionale e saccheggiando numerose città sul loro cammino: le cinte murarie avevano salvato città come Milano e Verona, spingendo l'imperatore Aureliano alla realizzazione di poderose mura difensive che proteggessero allo stesso modo il centro abitato di Roma, privo di difese da quando, all'inizio dell'età imperiale, le mura serviane erano quasi completamente scomparse, ormai celate al disotto della città che si era estesa ben oltre la cinta muraria primitiva.

La consapevolezza del rapidissimo precipitare degli eventi – nel 270 a Piacenza l'avanzata di Goti e Alemanni fu faticosamente arrestata, rendendo evidente che la stessa capitale dell'impero era seriamente minacciata – spinse a condurre i lavori in tempi strettissimi, probabilmente ricorrendo a esperti militari per la progettazione dell'opera. Per velocizzare i lavori di costruzione, si cercò di utilizzare il più possibile strutture preesistenti: così ad esempio nel limite orientale dell'Esquilino le mura inglobarono le arcate degli acquedotti che superavano la via Labicana e la via Prenestina, in corrispondenza di quella che oggi è Porta Maggiore, e lo stesso destino interessò Porta Tiburtina, dove i condotti dell'Aqua Marcia, Tepula e Iulia superavano la via Tiburtina. Il percorso stesso degli acquedotti, nel tratto ora alle spalle della Stazione Termini, fu completamente inglobato dalle mura, realizzate interamente in laterizi e dotate sulla sommità di un camminamento per i soldati di guardia. Completata nel 275, questa cinta difensiva protesse Roma per quasi 150 anni, fino a quando l'imperatore d'Occidente, Onorio, si trovò a fronteggiare una nuova recrudescenza degli attacchi da parte delle popolazioni barbariche. Nei primi anni del V secolo dunque le mura furono completamente restaurate, con un notevole innalzamento dell'altezza della muratura e il rafforzamento delle porte grazie a bastioni difensivi, che interessò anche Porta Tiburtina e Porta Maggiore. In realtà, non sappiamo se avrebbero retto l'attacco dei Goti di Alarico, che nel 410 poterono entrare a Roma senza alcuna resistenza, raccontano le fonti, attraverso Porta Salaria, rimasta incredibilmente aperta. Nei secoli successivi le mura resistettero all'attacco degli Ostrogoti durante l'impero di Giustiniano e, poco tempo dopo, al lungo assedio dei Longobardi.

Il loro ultimo restauro totale si deve a Papa Pio IV, che nel XVI secolo rafforzò le mura nel timore di attacchi da parte dei pirati saraceni che devastavano in quegli anni le coste laziali, e nell'occasione rafforzò anche la cinta che difendeva il Vaticano, eretta da Papa Leone IV a metà del IX secolo. Il ruolo delle mura fu cruciale ancora nel XIX secolo, quando la fine del potere temporale dei papi fu segnata dall'apertura della celebre breccia di Porta Pia, il 20 settembre 1870.