Esquilino

Gli Acquedotti

In età romana, a partire dal III secolo a.C. ben sette degli acquedotti di Roma entravano in città dalla zona di Porta Maggiore. Questo è infatti il punto più alto dell'intero settore Sud-orientale della città, luogo ideale per convogliare verso Roma le acque che provenivano dai colli Albani e dalla valle del fiume Aniene. Da qui le condutture dei diversi acquedotti si diramavano come un ventaglio per raggiungere tutti i quartieri della città, secondo due direttrici principali che garantivano la pendenza più adeguata per il percorso dell'acqua. Per secoli le nuove condotte vennero sovrapposte le une alle altre lungo lo stesso percorso: verso Ovest si raggiungeva il Celio e da qui il Palatino, verso Nord la zona della Stazione Termini, da dove l'acqua veniva redistribuita verso l'Esquilino, il Viminale e il Quirinale.
Una direttrice privilegiata degli acquedotti è quella verso Nord, secondo il tracciato che, secoli dopo, sarà sfruttato anche dalle Mura Aureliane: il primo acquedotto a seguire questo percorso è l'Anio vetus, costruito nel 272 a. C., per portare in città l'acqua del fiume Aniene, dal quale prende il nome; entrato in città presso Porta Maggiore, il condotto proseguiva con un percorso in gran parte sotterraneo terminando presso la Porta Esquilina. L'acqua portata dall'Anio vetus era sempre piuttosto torbida, per cui con l'entrata in funzione di numerosi altri acquedotti, si decise di utilizzare le sue acque solo per l'irrigazione dei giardini e i sordidiora ministeria, gli usi più umili, ovvero la ripulitura dei condotti fognari. L'Aqua Marcia, costruita a metà del II sec. a.C., seguiva lo stesso percorso dell'Anio, ma stavolta quasi del tutto su piloni in opera quadrata. Ad essa si sovrappose nel 125 a.C. l'Aqua Tepula, che deve il nome alla temperatura tiepida delle sue acque, circa 16 gradi alla sorgente, che le rendeva molto meno apprezzate di altre: a quasi un secolo dalla sua costruzione, Agrippa, genero di Augusto, ne migliorò la qualità miscelandola lungo il suo corso con quella proveniente da altri acquedotti. Qualche anno dopo, infine, lo stesso tracciato fu seguito dall'Aqua Iulia, costruita nel 33 a.C. dallo stesso Agrippa. Il passaggio dei condotti sovrapposti è ancora visibile in corrispondenza di Porta Tiburtina, l'arco costruito dall'imperatore Augusto negli ultimi anni del I sec. a.C. per monumentalizzare il passaggio delle acquae al disopra della via Tiburtina. Sulla stessa porta, in seguito, anche gli imperatori Tito (79 d.C) e Caracalla (212 d.C.) fecero incidere delle iscrizioni che celebravano i restauri da loro finanziati.

Ancor più facilmente possiamo seguire oggi il percorso dell'altro tracciato, quello che proseguiva verso Ovest: la stessa Porta Maggiore, infatti, nasce nel punto in cui l'Aqua Claudia e l'Anio novus superavano gli assi stradali della via Labicana e della via Prenestina. La costruzione dei due acquedotti fu intrapresa da Caligola nel 38 d.C. e conclusa da Claudio 14 anni dopo. Lungo l'attuale via di S. Croce in Gerusalemme, si conserva ancora un tratto di un ramo secondario, voluto da Nerone durante la costruzione della sua Domus Aurea, gli Arcus Neroniani, ancora perfettamente conservato grazie ai numerosi restauri di età imperiale e del Medioevo.